In Italia la bioeconomia, l’insieme dei settori che trattano materie prime rinnovabili di origine biologica, occupa due milioni di persone e ha un valore di produzione che raggiunge i 328 miliardi di euro, il 10% del Prodotto Interno Lordo.
È quanto emerge dal Rapporto La Bioeconomia in Europa curato da Intesa San Paolo e Federchimica, e che mostra come il nostro Paese si posizioni al primo posto tra quelli europei, con un tasso di riciclo del 91% contro una media europea del 77%.
Grandi protagoniste sono le startup innovative che spaziano tra tantissimi prodotti di scarto e rinnovabili di origine biologica ma che, tuttavia, richiedono ancora più investimenti e meno burocrazia per competere sulla scena internazionale.
Riciclare, lo sappiamo, produce valore, una produzione che in Italia significa soprattutto investire sulle filiere della carta e del legno, che rappresentano ormai dei punti di eccellenza; la carta può essere infatti riciclata e rivenduta almeno fino a sette volte, tanto che tra il 2001 e il 2007 la quota di pasta carta originata da fibre riciclate è passata dal 6 al 33%. Contestualmente il tasso di riciclo degli imballaggi di legno è arrivato a toccare il tasso del 60%, tra i più elevati nel contesto europeo.
Cresce la bioeconomia in Italia
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